Da tempo avevamo in mente di rinfrescare il blog con una nuova rubrica sul tema dell’accessibilità digitale. Le idee, come sempre, sono tante e alla fine abbiamo pensato ad un nuovo format più personale dove dar spazio a progetti e iniziative di sensibilizzazione verso il mondo dell’inclusione sociale.
Siamo molto felici di presentarvi la nuova rubrica “Le interviste Yeah”, uno spazio dedicato interamente alle interviste in cui creator digitali e professionisti del web racconteranno le loro esperienze e progetti, come sempre con un focus sull’accessibilità.
Abbiamo pensato la rubrica come strumento per formarci, confrontarci e dialogare insieme, ma anche come semplice spunto per fare due chiacchiere, per socializzare e scambiare idee.
Grazie alla rubrica di interviste conosceremo insieme alcune persone, con disabilità e non, che ci sveleranno alcuni consigli sulle potenzialità dei loro progetti sociali, sul mondo della comunicazione digitale (social, blog, sito web ecc ) e sul loro rapporto con la disabilità.
Sarà una bellissima occasione per conoscersi meglio e diffondere la cultura dell’inclusione sociale!
La persona che abbiamo intervistato per voi oggi è Francesca Moscardo che nel 2017 ha aperto il suo blog Nanabianca dove racconta com’è il mondo visto a 98 centimetri da terra.
Ciao Francesca, raccontaci di te: presentati ai nostri lettori.
Ciao a tutti, sono Francesca Moscardo, ho 34 anni e vivo a Verona, la mia città natale. Ho studiato Storia dell’Arte ma poi sono passata al mondo della comunicazione: da qualche anno lavoro come Copywriter e Social Media Manager da Lino’s&Co. Verona.

Come nasce il tuo blog Nanabianca e di cosa si tratta?
Volevo avere una “vetrina” online che parlasse per me e di me mentre ero in un periodo di cambiamenti professionali; ho scelto la formula del blog perché permetteva di sperimentare liberamente la mia capacità di scrittura e di avere un feedback diretto da parte di chi mi leggeva.
Dopo molte riflessioni ho deciso di centrare la narrazione sull’aspetto più evidente che mi caratterizza: l’altezza. O bassezza, sarebbe meglio dire. Sono infatti nata con una rara forma di nanismo, la Displasia Diastrofica, e sono alta meno di un metro. Mi sembrava un’ottima idea raccontare il mio insolito punto di vista!
E così nell’estate 2017 è nato Nanabianca Blog – Il mondo a un metro d’altezza, dove si parla di diversità, di accessibilità e di viaggi, e dove offro spunti e soluzioni pratiche per affrontare la vita quotidiana, il tutto narrato con tanta ironia. Non potevo immaginare che il blog avrebbe avuto successo e mi portasse a conoscere tanti luoghi e persone nuove.

Quali sono secondo te gli aspetti più importanti per poter programmare un’esperienza accessibile per chi ha un’esigenza di tipo motoria?
La vita di una persona disabile, specialmente se ha difficoltà motorie, necessita di un alto grado di organizzazione: assistenza personale, mezzi di trasporto attrezzati, orari da rispettare (penso ai servizi di assistenza offerti nelle stazioni dei treni o dalle compagnie aeree, che seguono dei rigidi protocolli).
Questo, in gran parte, perché viviamo in una società con ancora troppe barriere architettoniche che limitano in modo più o meno grave il movimento degli utenti con disabilità: l’accessibilità viene vista come un’esigenza particolare di poche persone e non come un’opportunità per tutti.
Ecco dunque che programmare un’esperienza o un viaggio può richiedere tempo ed energie anche solo per reperire le informazioni. L’hotel che ho scelto è accessibile? Se sì, in che misura lo è? La doccia è a filo pavimento? Nell’ascensore ci starà la mia sedia a rotelle?

Già, perché le disabilità non sono tutte uguali e ogni persona ha esigenze diverse, mentre la normativa in materia di abbattimento delle barriere architettoniche si riferisce a una ideale disabilità standard. Io che sono nana, che cammino ma a volte uso una carrozzina manuale, sono meno calcolata dalla normativa perché il mio problema principale sono le altezze: nel mio caso un bagno cosiddetto accessibile (con il wc alto, il lavandino grande e sospeso) risulta più scomodo di uno normale. È un paradosso, ma è l’esempio di come le esigenze siano molto diverse e la parola ‘accessibile’ da sola non basta più.
L’accessibilità inizia con un corretto accesso alle informazioni: se devo prenotare un soggiorno, un viaggio in treno o semplicemente andare a un concerto, voglio che le informazioni che cerco siano immediatamente reperibili online, senza dover contattare direttamente il gestore (spesso con giri di mail o rimbalzi telefonici).
Nel caso di un hotel, banalmente vorrei che ci fosse una gallery dettagliata di foto delle camere, dei bagni, dell’ingresso, dell’ascensore e degli spazi comuni. Questo anche se la struttura non è considerata (dalla normativa) accessibile: sarò poi io a farmi un’idea e a decidere se prenotare comunque.
Nel caso di un biglietto per una persona con disabilità, raramente si ha la possibilità di acquistarlo online tramite i canali comuni; quasi sempre viene richiesto un passaggio in più, scambi di mail o telefonate, l’invio di documentazione, perdita di tempo. Mi piacerebbe che tutto fosse più semplice e immediato.
Parliamo ancora di accessibilità delle informazioni: ti è mai capitato un “imprevisto” dovuto ad una mancanza di informazioni su un sito web o portale di prenotazione online?
Sì, proprio in riferimento a un concerto. Recentemente ho dovuto acquistare un biglietto per me (disabile su carrozzina) e il mio accompagnatore per un concerto all’Arena di Verona: la parte più difficile è stata capire come fare.
Sul portale di prenotazione c’è scritto che per i biglietti degli spettatori disabili bisogna contattare l’organizzatore del concerto; ho dunque scritto a questo via mail ma sono stata rimbalzata a un altro organizzatore di Verona che gestisce quel tipo di prenotazioni. Allora, dopo aver mandato la documentazione attestante la mia disabilità, sono stata messa in attesa per qualche giorno prima di avere conferma che ci fosse il posto – non so bene per quale motivo – e procedere al pagamento. Alla fine ho avuto il mio biglietto, ma questo sistema non dovrebbe essere la norma!


In ultimo, ci fai un esempio di un sito web accessibile e nana- friendly nel settore del turismo?

Anche se lentamente, si sta sviluppando una certa cultura del turismo accessibile promossa dalle stesse persone con disabilità. Stanno nascendo portali online che mappano e recensiscono le strutture in base a criteri oggettivi, in modo che l’utente possa ricavarne le informazioni che gli interessano: penso per esempio al portale Village4All e al neonato motore di ricerca Willeasy, ma ce ne sono molti altri. L’unica pecca di queste iniziative è che sono molto frammentate e le realtà recensite sono ancora relativamente poche.
Per quanto riguarda l’accessibilità per la bassa statura, ho potuto dare il mio contributo a due strutture ricettive: il Residence Trieste a Riva del Garda (TN), che fa parte del circuito Village4All, e il VeronaLago b&b Accessibile a Bussolengo (VR).
Entrambi hanno voluto creare uno spazio accogliente per chi ha esigenze diversissime, sia con disabilità che senza. Da segnalare per il VeronaLago la presenza sul portale Airbnb: nella sezione “Accessibilità” della struttura c’è un ricco corredo fotografico con dati specifici e misure degli spazi. Basta poco per dare le informazioni corrette, no?
Leggi anche le altre interviste Yeah:
Chiara Pennetta, la creatrice del progetto The Undeaf
Ps: se anche tu hai un progetto ad alto impatto sociale e vuoi essere protagonista della prossima intervista scrivici a comunicazione@progettoyeah.it!
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