Da tempo avevamo in mente di rinfrescare il blog con una nuova rubrica sul tema dell’accessibilità digitale. Le idee, come sempre, sono tante e alla fine abbiamo pensato ad un nuovo format più personale dove dar spazio a progetti e iniziative di sensibilizzazione verso il mondo dell’inclusione sociale.
Siamo molto felici di presentarvi la nuova rubrica “Le interviste Yeah”, uno spazio dedicato interamente alle interviste in cui creator digitali e professionisti del web racconteranno le loro esperienze e progetti, come sempre con un focus sull’accessibilità.
Abbiamo pensato la rubrica come strumento per formarci, confrontarci e dialogare insieme, ma anche come semplice spunto per fare due chiacchiere, per socializzare e scambiare idee.
Grazie alla rubrica di interviste conosceremo insieme alcune persone, con disabilità e non, che ci sveleranno alcuni consigli sulle potenzialità dei loro progetti sociali, sul mondo della comunicazione digitale (social, blog, sito web ecc ) e sul loro rapporto con la disabilità.
Sarà una bellissima occasione per conoscersi meglio e diffondere la cultura dell’inclusione sociale!
La prima persona che abbiamo intervistato per voi è Chiara Pennetta, la creatrice del progetto The Undeaf, con cui cerca di combattere gli stereotipi e i pregiudizi sulla sordità.
Noi l’abbiamo conosciuta durante il nostro webinar “I tuoi Social Media sono accessibili a tutti?” e siamo sicuri che qualcuno di voi la conosca già, ma se così non fosse vi invitiamo a lasciare un like e seguire la sua pagina Facebook e Instagram.
Ciao Chiara, raccontaci di te: presentati ai nostri lettori.
Ciao, mi chiamo Chiara Pennetta, ho quasi 28 anni, lavoro come docente di italiano come lingua straniera e sono una ragazza ipoacusica e portatrice di impianto cocleare bilaterale.

Come nasce il tuo progetto The Undeaf e di cosa si tratta?
Dopo quasi 25 anni con una sola protesi acustica, ho deciso di passare all’impianto cocleare: dedicarmi al miglioramento del mio udito mi ha dato una nuova consapevolezza della mia identità a metà tra il mondo delle persone sorde e quello delle persone udenti; inoltre, leggere e ascoltare online esperienze simili alla mia mi hanno aiutata molto ad affrontare il mio percorso uditivo, così ho deciso di condividere, a mia volta, la mia storia, sperando di poter essere utile a qualcuno e di contribuire a una rappresentazione positiva della sordità.
The Undeaf, infatti, è una pagina Instagram e Facebook in cui cerco di combattere gli stereotipi e i pregiudizi sulla sordità, e di aiutare altre persone a mettere da parte imbarazzo, vergogna e senso di inadeguatezza.
Cosa significa per te essere una creator digitale, in riferimento alla creazione di contenuti sui social media e perché hai deciso di parlare di accessibilità?
Più che creatrice, mi sento comunicatrice/ascoltatrice: sui social media tutto è, fondamentalmente, un dialogo, e per me è importante che tutte le parti in causa possano partecipare attivamente alla conversazione, comprendendo e facendosi comprendere.
Per questo l’accessibilità è fondamentale e non è, come alcune persone erroneamente ritengono, una cosa che serve solo alle persone con disabilità, anzi: è un vantaggio e un valore aggiunto per chiunque.
Quanto è importante per una persona sorda l’accessibilità digitale, e in questo senso, quali potenzialità e opportunità offre?
Considerato che una grandissima parte del materiale digitale, on e offline, è in formato audio, l’accessibilità per le persone sorde è fondamentale: penso soprattutto ai sottotitoli per i contenuti audiovisivi.
Con i sottotitoli, la potenzialità comunicativa va ben oltre il target delle persone che non sentono bene: permettono l’accesso al contenuto anche a chi ha una sordità… temporanea (esempio: una brutta otite) o situazionale (si trova in un luogo molto rumoroso), o semplicemente in quel momento non può o non vuole attivare il volume.

In che modo il mondo del digitale e dei social media incidono sulla tua vita?
Sono una persona parecchio “connessa”: lo ero già da prima, ma la pandemia da Covid-19 ha aumentato molto il mio tempo sugli schermi, sia per studio e lavoro, sia per piacere (parlare con gli amici, restare informata, guardare film e serie tv…).
Il mio lavoro di insegnante, in realtà, è stato agevolato dal digitale: la didattica a distanza, pur con i suoi difetti, è “uditivamente” più facile da gestire per me, perchè riesco a sentire meglio al computer, con le cuffie, senza rumori di sottofondo e potendo vedere i volti dei/delle mie/miei studenti. In classe, con le mascherine, invece, è molto più difficile!
La creazione della mia pagina The Undeaf mi ha permesso di conoscere persone e realtà bellissime legate al mondo della sordità, della disabilità, dell’inclusione e dell’accessibilità… tra cui proprio Cooperativa Yeah! E’ una bellissima rete di contatti di cui sono felice di far parte e da cui continuo ad imparare moltissimo.
Ti è mai successo di non riuscire a navigare un sito web o accedere ad un contenuto digitale perché non erano accessibili? Ci racconti qualche episodio?
Purtroppo succede abbastanza frequentemente: trovo spesso video non sottotitolati sui social network, e non riesco quindi a capire cosa viene detto; talvolta ho dovuto abbandonare la visione di alcuni film sulle piattaforme di streaming perchè non erano presenti sottotitoli in nessuna lingua; mi è capitato di non riuscire a contattare autonomamente un servizio perché l’unico contatto presente era quello telefonico, e ho dovuto chiedere a qualcuno di telefonare per me; ho spesso a che fare con persone che mi mandano messaggi vocali anziché scrivermi un messaggio, pur sapendo che non sento bene; uso con regolarità app e piattaforme per video-riunioni e videochiamate, e alcune hanno un sistema di sottotitolazione automatica, ma… non in italiano. Con gli impianti cocleari ora sento sufficientemente bene da non aver bisogno dei sottotitoli per le (video)chiamate, ma prima non era così, e conosco molte persone che non riescono a studiare o lavorare online per questo motivo.
3 motivi per cui secondo te tutti dovrebbero iniziare a produrre siti web e contenuti accessibili.
- Le persone con disabilità sono la minoranza più numerosa al mondo: solo le persone sorde e ipoacusiche costituiscono circa il 5% della popolazione mondiale. Rendere i vostri contenuti accessibili anche a queste persone allargherà moltissimo il vostro range di utenti (clienti, acquirenti, etc).
- L’accessibilità non è un vantaggio solo per chi ha una disabilità permanente, ma anche per chi ha un “problema” solo temporaneo o situazionale, come nel caso delle persone udenti che in un certo momento non possono attivare l’audio di un video.
- Migliora la SEO, rendendoti più “visibile”, e ti fa fare bella figura: dimostri di essere una persona sensibile, attenta e gentile.
In ultimo, vuoi condividere qualche suggerimento per migliorare l’accessibilità dei nostri contenuti sui social?
La cosa migliore da fare è sempre cercare testimonianze dirette: chiedete, intervistate, ascoltate. “Come percepisci tu questo mio contenuto?”, “Se fai fatica a leggerlo/sentirlo/usarlo, come potrei cambiarlo per aiutarti?”. Mettersi nei panni di chi fruisce ogni giorno di contenuti social, avendo una disabilità, è il modo migliore per trovare le soluzioni accessibili più efficaci. E non fatevi frenare dalla pigrizia: rendersi accessibili e inclusivi è più semplice di quello che sembra… se sai come farlo!
Ps: se anche tu hai un progetto ad alto impatto sociale e vuoi essere protagonista della prossima intervista scrivici a comunicazione@progettoyeah.it!
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